L'Ernia del disco intervertebrale
Di Admin (del 17/10/2012 @ 18:48:13, in Protrusione-estrusione del disco intervertebrale, linkato 15234 volte)
Spesso sentiamo parlare di ernia del disco come patologia umana connessa magari a sforzi eccessivi che coinvolgono la schiena.
E' importante affrontare questa patologia complessa ed abbastanza frequente (circa il 2% della popolazione canina risulta affetta da questa patologia e le razze condrodistrofiche quali Bassotti, Pechinesi, Lhasa Aspo, Barboncini ed incroci con queste hanno dimostrato una maggior predisposizione) in modo corretto in termini di profilassi, cure mediche e chirurgiche.
I dischi intervertebrali sono dei cilindretti elastici formati da un nucleo polposo ed una anello fibroso ed hanno un ruolo basilare nel far si che la colonna vertebrale si possa flettere.
La colonna vertebrale oltre ad essere il sostegno degli arti accoglie e protegge il midollo spinale, vitale e delicata porzione del sistema nervoso centrale. Per ernia del disco si intende la fuoriuscita di materiale del nucleo attraverso l'anello fibroso e il suo spostamento nel canale vertebrale.
La localizzazione anatomica dei dischi intervertebrali fa si che questo evento abbia delle conseguenze drammatiche perchè si verifica una compressione midollare. Gli effetti di tale evenienza sono spesso gravi perchè la cellula nervosa è molto delicata e soffre a volte fino alla morte al minimo insulto. Purtroppo la cellula nervosa non si moltiplica a differenza delle altre cellule (come quelle della pelle); pertanto un danno al sistema nervoso centrale è spesso un danno irreveribile.
Quindi è bene che i proprietari di cani conoscano i principali sintomi e le cure dell'ernia del disco.
Esistono impropriamente due tipi di ernia del disco:
1) Acuta
2) Cronica
Le razze condrodistrofiche precedentemente citate vanno più frequentemente incontro alla prima mentre le non condrodistrofiche (ad esempio Pastore Tedesco) sono maggiormente soggette alla seconda.
L'ernia acuta si presenta con una tale intensità dal far in modo che ci sia una vera e propria esplosione di materiale discale del nucleo verso l'alto con una violenta compressione del midollo che causa dolore, paresi e paralisi.
Inoltre tavolta anche organi interni, quali vescica ed intestino, in connessione con il settore di midollo lesionato, possono risultare compromessi con l'ovvia comparsa di una sintomatologia molto più complessa. In particolare è bene porre attenzione verso la vescica che, in caso di ernia al disco toracolombare, tavolta non si riesce più a svuotare riempendosi sempre di più con la possibilità di fuoriuscita di urina una volta stracolma.
Quando il danno midollare è più lieve non c'è più paralisi o paresi ma forte dolore improvviso al collo o alla schiena che non va sottovalutato specie se accompagnato a debolezza degli arti e riluttanza al movimento. Spesso capita che il dolore sia l'unico sintomo di un ernia del disco.
La sola sintomatologia algica si presenta quando si ha compressione di una radice nervosa, ciò si verifica quando il materiale discale si sposta verso l'area ventrolaterale del canale midollare. Invece quando il materiale discale si posiziona al centro del canale midollare si può avere paresi-paralisi.
L'interpretazione del dolore dell'animale è un aspetto che va puntualizzato.
Gli animali soffrono quanto gli uomini; solo chi ha sofferto per dolori legati all'ernia discale può capire un cane che ne soffre:
"E' un vero dolore da cani"
La differenza con l'uomo sta nell'esprimersi diversamente e tollerare maggiormente il dolore.
Tutti i mammiferi possiedono strutture anatomiche e meccanismi fisiologici per la percezione del dolore. La soglia del dolore è costante in tutte le specie mentre cambiano la tolleranza e le manifestazioni del dolore.
Per esempio nell'animale il dolore può essere solo manifestato da un cambiamento di comportamento. L'animale con dolore non esegue più azioni che prima faceva normalmente: come salire le scale, salto dalla e in auto o sul divano, cioè cose che potrebbero far pensare a problemi di tipo comportamentale. Gli animali non manifestano dolore come gli uomini, tendono a nasconderlo e a rassegnarsi quando il dolore poi diventa cronico.
Tale sintomatologia algica è da considerarsi un'emergenza.
Si suggerisce pertanto di non somministrare analgesici o antinfiammatori soprattutto senza controllo medico. Difatti gli antinfiammatori, alleviando il dolore, possono facilitare i movimenti della colonna vertebrale e con essi la fuoriuscita di materiale discale nel canale midollare (quindi in questo caso il dolore presenta una funzione protettiva). Quindi è consigliabile tener fermo il più possibile il cane, evitando qualunque movimento della colonna sia passivo (causato da chi maneggia l'animale) che attivo (salti, salire scale).
E' importante contattare il vostro veterinario di fiducia che saprà proporvi l'indagine diagnostica e la terapia adeguata.
La diagnosi di ernia del disco intervertebrale si basa su:
La visita neurologica e una radiografia diretta possibilmente con soggetto sedato è la prima tappa da percorrere per diagnosticare l'ernia discale.
Per visualizzare ernie non evidenziate o sospettate da radiografie dirette o per meglio localizzare la sede e la posizione dell'ernia si ricorre a tecniche come la MIELOGRAFIA.
Questa è una tecnica invasiva in quanto prevede il passaggio di un ago attraverso il midollo spinale per inoculare il mezzo di contrasto nello spazio subaracnoideo (spazio di pochi millimetri tra il midollo spinale e il canale vertebrale) in modo da evidenziare indirettamente l'ernia e il midollo spinale.
La mielografia richiede un'anestesia profonda.
Dopo l'inoculazione del mezzo di contrasto si eseguono una serie di radiografie della colonna vertebrale. I rischi di questa tecnica sono bassi, legati alla comparsa,molto raramente, di epilessia. Utilizzando un protocollo anestesiologico appropriato e un mezzo di contrasto di ultima generazione i rischi sono alquanto irrilevanti.
La T.A.C. non è un indagine invasiva e può essere eseguita con sedazione superficiale o profonda.
Mentre la mielografia permette di valutare quasi tutto il midollo spinale (vedi caso clinico associato), la T.A.C. in genere permette di valutare solo alcune vertebre per cui si richiede una localizzazione clinica dell'ernia più precisa possibile.
L'associazione della mielografia e della T.A.C. permette quasi sicuramente di diagnosticare un ernia e la sua precisa localizzazione.
Anche la Risonanza Magnetica è una tecnica non invasiva ma più costosa delle precedenti e permette di evidenziare molto bene il midollo spinale, il materiale discale, il liquido cefalorachidiano solo con soggetto sedato profondamente o con anestesia superficiale.
La scelta della tecnica da utilizzare dipende dalla disponibilità economica e soprattutto dalla familiarità che il medico ha con essa.
L'obiettivo che ci si propone con l'utilizzo di queste tecniche non si limita al solo raggiungimento della diagnosi ma di sottoporre il paziente a meno rischi possibili e soprattutto di localizzare con estrema precisione la sede dell'ernia.
Approccio chirurgico all'ernia del disco intervertebrale
Decenni fa, la terapia chirurgica consisteva nell'asportare tutta la parte superiore del canale vertebrale interessato dall'ernia al fine di asportare il materiale discale (Laminectomia).
Oggigiorno, se la diagnosi è precisa si può intervenire direttamente sull'ernia con piccoli accessi chirurgici (Emilaminectomia, Foraminotomia) evitando problemi legati a traumi chirurgici al midollo e alla instabilità vertebrale, evento che compromettono i tempi di recupero o il completo recupero.
Importante attenzione va posto al periodo post-operatorio: difatti mentre nelle prime tappe di diagnosi e terapia il ruolo predominante riguarda il medico, nel post-operatorio il proprietario deve partecipare attivamente alla gestione del paziente per un migliore e più rapido recupero della funzionalità motoria.
Data la scarsa diffusione nel Meridione di strutture veterinarie specializzate nella fisioterapia riabilitativa per questo tipo d'intervento, sarà lo stesso proprietario ad impegnarsi nel pieno recupero motorio del proprio animale, anche se non in modo specialistico.
Caso clinico inerente
Da circa sei mesi il proprietario aveva notato un cambiamento di comportamento: non faceva le solite azioni come quella di salire sul letto ,saltare dalla macchina ,salire le scale determinato anche da una diminuzione nel movimento.
Il proprietario inoltre aveva notato un cambiamento nell’espressione della faccia : lo vedeva più “serio e triste”.
Da queste notizie e dall’esame clinico e neurologico è scaturito un sospetto di ernia del disco intervertebrale, sospetto rinforzato dalla Radiografia diretta
e poi successivamente confermato dalla T.A.C. e dalla Mielografia eseguita prima dell’ intervento.
Queste ultime indagini ci hanno permesso di localizzare con precisione il materiale discale estruso che, ormai calcificato, comprimeva una radice nervosa.
Una fine localizzazione del materiale discale estruso ci ha permesso di adottare una tecnica chirurgica mini-invasiva (emilaminectomia)
che ha garantito un buono e rapido recupero funzionale con un minimo insulto chirurgico al midollo, visto che la calcificazione del materiale erniato ha richiesto manipolazioni chirurgiche più lunghe per la sua asportazione.
Dopo 3 settimane di degenza e riposo completo iniziò gradualmente a compiere le attività che da sei mesi non faceva più e la sua espressione riacquistò la vivacità e l’allegria di un tempo.
E' importante affrontare questa patologia complessa ed abbastanza frequente (circa il 2% della popolazione canina risulta affetta da questa patologia e le razze condrodistrofiche quali Bassotti, Pechinesi, Lhasa Aspo, Barboncini ed incroci con queste hanno dimostrato una maggior predisposizione) in modo corretto in termini di profilassi, cure mediche e chirurgiche.
I dischi intervertebrali sono dei cilindretti elastici formati da un nucleo polposo ed una anello fibroso ed hanno un ruolo basilare nel far si che la colonna vertebrale si possa flettere.
La colonna vertebrale oltre ad essere il sostegno degli arti accoglie e protegge il midollo spinale, vitale e delicata porzione del sistema nervoso centrale. Per ernia del disco si intende la fuoriuscita di materiale del nucleo attraverso l'anello fibroso e il suo spostamento nel canale vertebrale.
La localizzazione anatomica dei dischi intervertebrali fa si che questo evento abbia delle conseguenze drammatiche perchè si verifica una compressione midollare. Gli effetti di tale evenienza sono spesso gravi perchè la cellula nervosa è molto delicata e soffre a volte fino alla morte al minimo insulto. Purtroppo la cellula nervosa non si moltiplica a differenza delle altre cellule (come quelle della pelle); pertanto un danno al sistema nervoso centrale è spesso un danno irreveribile.
Quindi è bene che i proprietari di cani conoscano i principali sintomi e le cure dell'ernia del disco.
Esistono impropriamente due tipi di ernia del disco:
1) Acuta
2) Cronica
Le razze condrodistrofiche precedentemente citate vanno più frequentemente incontro alla prima mentre le non condrodistrofiche (ad esempio Pastore Tedesco) sono maggiormente soggette alla seconda.
L'ernia acuta si presenta con una tale intensità dal far in modo che ci sia una vera e propria esplosione di materiale discale del nucleo verso l'alto con una violenta compressione del midollo che causa dolore, paresi e paralisi.
Inoltre tavolta anche organi interni, quali vescica ed intestino, in connessione con il settore di midollo lesionato, possono risultare compromessi con l'ovvia comparsa di una sintomatologia molto più complessa. In particolare è bene porre attenzione verso la vescica che, in caso di ernia al disco toracolombare, tavolta non si riesce più a svuotare riempendosi sempre di più con la possibilità di fuoriuscita di urina una volta stracolma.
Quando il danno midollare è più lieve non c'è più paralisi o paresi ma forte dolore improvviso al collo o alla schiena che non va sottovalutato specie se accompagnato a debolezza degli arti e riluttanza al movimento. Spesso capita che il dolore sia l'unico sintomo di un ernia del disco.
La sola sintomatologia algica si presenta quando si ha compressione di una radice nervosa, ciò si verifica quando il materiale discale si sposta verso l'area ventrolaterale del canale midollare. Invece quando il materiale discale si posiziona al centro del canale midollare si può avere paresi-paralisi.
L'interpretazione del dolore dell'animale è un aspetto che va puntualizzato.
Gli animali soffrono quanto gli uomini; solo chi ha sofferto per dolori legati all'ernia discale può capire un cane che ne soffre:
"E' un vero dolore da cani"
La differenza con l'uomo sta nell'esprimersi diversamente e tollerare maggiormente il dolore.
Tutti i mammiferi possiedono strutture anatomiche e meccanismi fisiologici per la percezione del dolore. La soglia del dolore è costante in tutte le specie mentre cambiano la tolleranza e le manifestazioni del dolore.
Per esempio nell'animale il dolore può essere solo manifestato da un cambiamento di comportamento. L'animale con dolore non esegue più azioni che prima faceva normalmente: come salire le scale, salto dalla e in auto o sul divano, cioè cose che potrebbero far pensare a problemi di tipo comportamentale. Gli animali non manifestano dolore come gli uomini, tendono a nasconderlo e a rassegnarsi quando il dolore poi diventa cronico.
Tale sintomatologia algica è da considerarsi un'emergenza.
Si suggerisce pertanto di non somministrare analgesici o antinfiammatori soprattutto senza controllo medico. Difatti gli antinfiammatori, alleviando il dolore, possono facilitare i movimenti della colonna vertebrale e con essi la fuoriuscita di materiale discale nel canale midollare (quindi in questo caso il dolore presenta una funzione protettiva). Quindi è consigliabile tener fermo il più possibile il cane, evitando qualunque movimento della colonna sia passivo (causato da chi maneggia l'animale) che attivo (salti, salire scale).
E' importante contattare il vostro veterinario di fiducia che saprà proporvi l'indagine diagnostica e la terapia adeguata.
La diagnosi di ernia del disco intervertebrale si basa su:
- Radiografie dirette con soggetto sedato
- Radiografie con inoculazione di mezzo di contrasto (MIELOGRAFIA, Epidurografia, etc.)
- T.A.C. e Mielo T.A.C. (inoculazione contrasto)
- Risonanza magnetica
La visita neurologica e una radiografia diretta possibilmente con soggetto sedato è la prima tappa da percorrere per diagnosticare l'ernia discale.
Per visualizzare ernie non evidenziate o sospettate da radiografie dirette o per meglio localizzare la sede e la posizione dell'ernia si ricorre a tecniche come la MIELOGRAFIA.
Questa è una tecnica invasiva in quanto prevede il passaggio di un ago attraverso il midollo spinale per inoculare il mezzo di contrasto nello spazio subaracnoideo (spazio di pochi millimetri tra il midollo spinale e il canale vertebrale) in modo da evidenziare indirettamente l'ernia e il midollo spinale.
La mielografia richiede un'anestesia profonda.
Dopo l'inoculazione del mezzo di contrasto si eseguono una serie di radiografie della colonna vertebrale. I rischi di questa tecnica sono bassi, legati alla comparsa,molto raramente, di epilessia. Utilizzando un protocollo anestesiologico appropriato e un mezzo di contrasto di ultima generazione i rischi sono alquanto irrilevanti.
La T.A.C. non è un indagine invasiva e può essere eseguita con sedazione superficiale o profonda.
Mentre la mielografia permette di valutare quasi tutto il midollo spinale (vedi caso clinico associato), la T.A.C. in genere permette di valutare solo alcune vertebre per cui si richiede una localizzazione clinica dell'ernia più precisa possibile.
L'associazione della mielografia e della T.A.C. permette quasi sicuramente di diagnosticare un ernia e la sua precisa localizzazione.
Anche la Risonanza Magnetica è una tecnica non invasiva ma più costosa delle precedenti e permette di evidenziare molto bene il midollo spinale, il materiale discale, il liquido cefalorachidiano solo con soggetto sedato profondamente o con anestesia superficiale.
La scelta della tecnica da utilizzare dipende dalla disponibilità economica e soprattutto dalla familiarità che il medico ha con essa.
L'obiettivo che ci si propone con l'utilizzo di queste tecniche non si limita al solo raggiungimento della diagnosi ma di sottoporre il paziente a meno rischi possibili e soprattutto di localizzare con estrema precisione la sede dell'ernia.
Approccio chirurgico all'ernia del disco intervertebrale
Decenni fa, la terapia chirurgica consisteva nell'asportare tutta la parte superiore del canale vertebrale interessato dall'ernia al fine di asportare il materiale discale (Laminectomia).
Oggigiorno, se la diagnosi è precisa si può intervenire direttamente sull'ernia con piccoli accessi chirurgici (Emilaminectomia, Foraminotomia) evitando problemi legati a traumi chirurgici al midollo e alla instabilità vertebrale, evento che compromettono i tempi di recupero o il completo recupero.
Importante attenzione va posto al periodo post-operatorio: difatti mentre nelle prime tappe di diagnosi e terapia il ruolo predominante riguarda il medico, nel post-operatorio il proprietario deve partecipare attivamente alla gestione del paziente per un migliore e più rapido recupero della funzionalità motoria.
Data la scarsa diffusione nel Meridione di strutture veterinarie specializzate nella fisioterapia riabilitativa per questo tipo d'intervento, sarà lo stesso proprietario ad impegnarsi nel pieno recupero motorio del proprio animale, anche se non in modo specialistico.
Caso clinico inerente
- Spillo
Da circa sei mesi il proprietario aveva notato un cambiamento di comportamento: non faceva le solite azioni come quella di salire sul letto ,saltare dalla macchina ,salire le scale determinato anche da una diminuzione nel movimento.
Il proprietario inoltre aveva notato un cambiamento nell’espressione della faccia : lo vedeva più “serio e triste”.
Da queste notizie e dall’esame clinico e neurologico è scaturito un sospetto di ernia del disco intervertebrale, sospetto rinforzato dalla Radiografia diretta
e poi successivamente confermato dalla T.A.C. e dalla Mielografia eseguita prima dell’ intervento.
Queste ultime indagini ci hanno permesso di localizzare con precisione il materiale discale estruso che, ormai calcificato, comprimeva una radice nervosa.
Una fine localizzazione del materiale discale estruso ci ha permesso di adottare una tecnica chirurgica mini-invasiva (emilaminectomia)
che ha garantito un buono e rapido recupero funzionale con un minimo insulto chirurgico al midollo, visto che la calcificazione del materiale erniato ha richiesto manipolazioni chirurgiche più lunghe per la sua asportazione.
Dopo 3 settimane di degenza e riposo completo iniziò gradualmente a compiere le attività che da sei mesi non faceva più e la sua espressione riacquistò la vivacità e l’allegria di un tempo.