Epilessia: i giusti consigli per il proprietario
Le crisi convulsive costituiscono un' importante realtà della medicina veterinaria, in quanto coinvolgono emotivamente il proprietario, che richiede senza indugio un consulto medico; contrariamente a quanto accade per patologie a carico di altri apparati, come quello gastroenterico o della cute, dove spesso osserviamo lesioni ormai già cronicizzate.
In caso di crisi è comprensibile la tensione emotiva che si scatena nel proprietario che all' improvviso e per la prima volta vede il suo animale cadere a terra, perdere la coscienza e tremare incontrollabilmente, anche con episodi di ipersalivazione e perdita di urina e feci; risultando inoltre inutili qualsiasi tipo di attenzioni che il proprietario cerca di trasmettere all'animale in quel momento per cercare di tirarlo fuori da quello stato di parziale o totale incoscienza.
Quindi il primo consiglio che desidero trasmettere ai proprietari nel caso di un animale con una convulsione in atto è quello di NON PERDERE LA CALMA, evitando di eseguire azioni irrazionali e inconcludenti, che né al proprietario né all'animale servono.
In secondo luogo è utile assicurarsi che l’animale non possa ferirsi urtando contro mobili o mura, evitando inoltre di porre le mani in bocca all'animale che potrebbe incosciamente serrarla, “chiudendovi" quindi le vostre mani al suo interno. Infine, è necessario anche contattare il vostro veterinario di fiducia che almeno telefonicamente potrà rassicurarvi con ulteriori indicazioni.
Per meglio comprendere e non equivocare i termini utilizzati dal vostro medico veterinario è utile specificare rapidamente che cosa s’intende per:
A questo proposito tra le malattie che possono essere causa di convulsione è bene ricordare il Cimurro, affezione sostenuta da un virus (paramixovirus) che tra le varie forme in cui si può presentare all'interno di un animale infetto (cutanea, respiratoria, intestinale) vi è inclusa anche la forma nervosa con il soggetto che manifesta crisi convulsive, masticazione a vuoto e molto più frequentemente mioclonie che possono interessare vari distretti muscolari.
Un grosso limite che ci pone la medicina veterinaria attualmente in Italia è l'impossibilità di indagare direttamente la funzionalità del cervello con l'elettroencefalogramma (E.E.G.) sia per i costi che per la mancanza di appropriate strutture.
Da qui nasce l'esigenza di ricorrere alle varie indagini diagnostiche a nostra disposizione come esami del sangue, urina e feci; radiografie, ecografie, T.A.C. Risonanza magnetica, E.C.G. che ci permettono di indagare sulla piena funzionalità di organi la cui alterazione potrebbe essere causa di crisi convulsive
In molti casi le indagini prima accennate rientrano nella norma, per cui per esclusione l’attenzione viene focalizzata sulle patologie a carico del cervello indagabili con T.A.C. e Risonanza Magnetica, oggi facilmente eseguibili a costi alquanto contenuti.
A questo punto è bene sottolineare, specialmente per i proprietari dei nostri pazienti, che la negatività delle varie indagini proposte, a fronte delle spese e dell' impegno sostenuto, non deve essere accolta come uno spreco nell'ottica del conseguimento di una sicura e precisa diagnosi per le crisi convulsive del proprio animale, bensì deve rappresentare una rassicurazione sul buono stato di salute generale del proprio animale ma soprattutto un'esclusione del possibile rischio di morte imminente del paziente; dato che la domanda più ricorrente già alla prima visita, specialmente nei casi di convulsioni, da parte della maggior parte dei clienti è: "Dottore, ma il mio cane/gatto può morire?"
Inoltre, ancor prima dell‘esecuzione dei vari esami diagnostici, è di rilevante importanza fare una ricerca sulla vita passata e presente dell'animale sulla quale, visto che i nostri pazienti purtroppo non parlano, i proprietari hanno un ruolo fondamentale.
Questa indagine che in medicina si chiama anamnesi serve ad indirizzare l'attenzione del medico veterinario verso un gruppo di patologie quali possibili cause di epilessia, escludendone delle altre.
TERAPIA FARMACEUTICA CON ANTICONVULSIVANTI
Innanzitutto un bravo medico veterinario non deve assolutamente, per alleviare l’ansia e la preoccupazione del proprietario, o peggio ancora per superficialità o per superbia, cadere nell'errore d'iniziare una terapia con anticonvulsivanti o sedativi senza escludere cause più comuni e banali di epilessia che assolutamente non vengono curate con i farmaci sopra accennati.
Difatti i farmaci anticonvulsivanti possono nel tempo non essere più efficaci a controllare la crisi se l'epilessia non è di tipo ereditario/idiopatico, provocando quindi più danni delle crisi convulsive stesse.
Quindi una terapia con anticonvulsivanti è consigliabile incominciare, in accordo con il proprietario, solo quando i vari esami diagnostici non hanno permesso di riconoscere l'origine dell'epilessia oppure nel caso in cui
le crisi si manifestano in maniera sempre più frequente (3-4 al mese) e/o con maggior durata (più di 5 minuti).
Inoltre è importante informare il proprietario della filosofia diagnostica e terapeutica alla base di questo trattamento farmaceutico.
Difatti questa cura ha una natura più palliativa che terapeutica, oltre che a presentare effetti collaterali di natura epatica a lungo termine ed a richiedere un costante e reale impegno da parte dei proprietari sia nella somministrazione del farmaco (da effettuare almeno due volte al giorno per tutta la vita dell'animale) ma soprattutto dal punto di vista economico, poichè è necessario sottoporre periodicamente l'animale a controlli clinici ed ematologici per visionare sia l'eventuale insorgenza di effetti collaterali che per determinare eventuali variazioni nella dose del farmaco da somministrare.
Poiché il successo di tale terapia risiede principalmente nella costante collaborazione del cliente (per periodi che coprono di norma l'intero arco di vita dell'animale) sarà compito del medico veterinario far comprendere al proprietario quanto sia fondamentale seguire alla lettera le sue istruzioni, permettendo quindi all'animale colpito da epilessia ereditaria di condurre una vita tranquilla e normale.
Inoltre è importante che il proprietario sappia di come gli attacchi che colpiscono il proprio animale non rappresentino fonte di dolore per il soggetto stesso, di come la capacità di apprendimento e di pensiero, cosi come l’affetto tra animale e proprietario, non risulti mai essere messa in discussione ma soprattutto che la probabilità di morte durante una crisi risulti essere davvero minima in un animale tenuto sotto controllo e con epilessia ereditaria ben trattata; perciò le facili ed economiche eutanasie è bene lasciarle a coloro che, e tra questi vi sono inclusi anche professionisti del settore "disinformati" o negligenti, si nascondono dietro la fatidica ed ipocrita frase “preferisco che si faccia l’eutanasia perché non voglio che l'animale soffra”.
Difatti, con la giusta informazione ed abnegazione, sarà possibile per il proprietario convivere con l’animale che si ama, anche se questi presenta una malattia cronica e parzialmente invalidante come l’epilessia.
In caso di crisi è comprensibile la tensione emotiva che si scatena nel proprietario che all' improvviso e per la prima volta vede il suo animale cadere a terra, perdere la coscienza e tremare incontrollabilmente, anche con episodi di ipersalivazione e perdita di urina e feci; risultando inoltre inutili qualsiasi tipo di attenzioni che il proprietario cerca di trasmettere all'animale in quel momento per cercare di tirarlo fuori da quello stato di parziale o totale incoscienza.
Quindi il primo consiglio che desidero trasmettere ai proprietari nel caso di un animale con una convulsione in atto è quello di NON PERDERE LA CALMA, evitando di eseguire azioni irrazionali e inconcludenti, che né al proprietario né all'animale servono.
In secondo luogo è utile assicurarsi che l’animale non possa ferirsi urtando contro mobili o mura, evitando inoltre di porre le mani in bocca all'animale che potrebbe incosciamente serrarla, “chiudendovi" quindi le vostre mani al suo interno. Infine, è necessario anche contattare il vostro veterinario di fiducia che almeno telefonicamente potrà rassicurarvi con ulteriori indicazioni.
Per meglio comprendere e non equivocare i termini utilizzati dal vostro medico veterinario è utile specificare rapidamente che cosa s’intende per:
- ATTACCO: si riferisce ad un disturbo involontario delle normali funzioni del sistema nervoso senza riferimento alla causa e al tipo;
- CONVULSIONE: indica un attacco che si manifesta con una rilevante attività muscolare (movimenti veloci e ritmici degli arti anteriori e/o posteriori chiamati di “pedalamento”, estensione del collo con la testa tirata indietro)
- EPILESSIA: è una condizione di convulsioni ricorrenti.
- EPILESSIA IDIOPATICA: sono tutti i casi di epilessia di origine dubbia o la cui causa non è determinabile. A questa diagnosi ci si arriva solo dopo aver escluso altre cause di epilessia identificabili con le normali indagini diagnostiche.
- SINCOPE: è uno stato di debolezza e/o svenimento improvviso con barcollamento e spasmi della muscolatura dovuto ad una diminuzione dell’apporto d'ossigeno e glucosio al cervello; solitamente legata a problemi cardiovascolari (cuore e vasi). Per la somiglianza ad una crisi epilettica si tende a confondere le due cose, potendo sviare il medico lungo il suo iter diagnostico.
A questo proposito tra le malattie che possono essere causa di convulsione è bene ricordare il Cimurro, affezione sostenuta da un virus (paramixovirus) che tra le varie forme in cui si può presentare all'interno di un animale infetto (cutanea, respiratoria, intestinale) vi è inclusa anche la forma nervosa con il soggetto che manifesta crisi convulsive, masticazione a vuoto e molto più frequentemente mioclonie che possono interessare vari distretti muscolari.
Un grosso limite che ci pone la medicina veterinaria attualmente in Italia è l'impossibilità di indagare direttamente la funzionalità del cervello con l'elettroencefalogramma (E.E.G.) sia per i costi che per la mancanza di appropriate strutture.
Da qui nasce l'esigenza di ricorrere alle varie indagini diagnostiche a nostra disposizione come esami del sangue, urina e feci; radiografie, ecografie, T.A.C. Risonanza magnetica, E.C.G. che ci permettono di indagare sulla piena funzionalità di organi la cui alterazione potrebbe essere causa di crisi convulsive
In molti casi le indagini prima accennate rientrano nella norma, per cui per esclusione l’attenzione viene focalizzata sulle patologie a carico del cervello indagabili con T.A.C. e Risonanza Magnetica, oggi facilmente eseguibili a costi alquanto contenuti.
A questo punto è bene sottolineare, specialmente per i proprietari dei nostri pazienti, che la negatività delle varie indagini proposte, a fronte delle spese e dell' impegno sostenuto, non deve essere accolta come uno spreco nell'ottica del conseguimento di una sicura e precisa diagnosi per le crisi convulsive del proprio animale, bensì deve rappresentare una rassicurazione sul buono stato di salute generale del proprio animale ma soprattutto un'esclusione del possibile rischio di morte imminente del paziente; dato che la domanda più ricorrente già alla prima visita, specialmente nei casi di convulsioni, da parte della maggior parte dei clienti è: "Dottore, ma il mio cane/gatto può morire?"
Inoltre, ancor prima dell‘esecuzione dei vari esami diagnostici, è di rilevante importanza fare una ricerca sulla vita passata e presente dell'animale sulla quale, visto che i nostri pazienti purtroppo non parlano, i proprietari hanno un ruolo fondamentale.
Questa indagine che in medicina si chiama anamnesi serve ad indirizzare l'attenzione del medico veterinario verso un gruppo di patologie quali possibili cause di epilessia, escludendone delle altre.
TERAPIA FARMACEUTICA CON ANTICONVULSIVANTI
Innanzitutto un bravo medico veterinario non deve assolutamente, per alleviare l’ansia e la preoccupazione del proprietario, o peggio ancora per superficialità o per superbia, cadere nell'errore d'iniziare una terapia con anticonvulsivanti o sedativi senza escludere cause più comuni e banali di epilessia che assolutamente non vengono curate con i farmaci sopra accennati.
Difatti i farmaci anticonvulsivanti possono nel tempo non essere più efficaci a controllare la crisi se l'epilessia non è di tipo ereditario/idiopatico, provocando quindi più danni delle crisi convulsive stesse.
Quindi una terapia con anticonvulsivanti è consigliabile incominciare, in accordo con il proprietario, solo quando i vari esami diagnostici non hanno permesso di riconoscere l'origine dell'epilessia oppure nel caso in cui
le crisi si manifestano in maniera sempre più frequente (3-4 al mese) e/o con maggior durata (più di 5 minuti).
Inoltre è importante informare il proprietario della filosofia diagnostica e terapeutica alla base di questo trattamento farmaceutico.
Difatti questa cura ha una natura più palliativa che terapeutica, oltre che a presentare effetti collaterali di natura epatica a lungo termine ed a richiedere un costante e reale impegno da parte dei proprietari sia nella somministrazione del farmaco (da effettuare almeno due volte al giorno per tutta la vita dell'animale) ma soprattutto dal punto di vista economico, poichè è necessario sottoporre periodicamente l'animale a controlli clinici ed ematologici per visionare sia l'eventuale insorgenza di effetti collaterali che per determinare eventuali variazioni nella dose del farmaco da somministrare.
Poiché il successo di tale terapia risiede principalmente nella costante collaborazione del cliente (per periodi che coprono di norma l'intero arco di vita dell'animale) sarà compito del medico veterinario far comprendere al proprietario quanto sia fondamentale seguire alla lettera le sue istruzioni, permettendo quindi all'animale colpito da epilessia ereditaria di condurre una vita tranquilla e normale.
Inoltre è importante che il proprietario sappia di come gli attacchi che colpiscono il proprio animale non rappresentino fonte di dolore per il soggetto stesso, di come la capacità di apprendimento e di pensiero, cosi come l’affetto tra animale e proprietario, non risulti mai essere messa in discussione ma soprattutto che la probabilità di morte durante una crisi risulti essere davvero minima in un animale tenuto sotto controllo e con epilessia ereditaria ben trattata; perciò le facili ed economiche eutanasie è bene lasciarle a coloro che, e tra questi vi sono inclusi anche professionisti del settore "disinformati" o negligenti, si nascondono dietro la fatidica ed ipocrita frase “preferisco che si faccia l’eutanasia perché non voglio che l'animale soffra”.
Difatti, con la giusta informazione ed abnegazione, sarà possibile per il proprietario convivere con l’animale che si ama, anche se questi presenta una malattia cronica e parzialmente invalidante come l’epilessia.